Le tre anime di Cesare Cremonini conquistano San Siro

«Sono nato per fare gli stadi. Non a caso ho il tatuaggio di Freddie Mercury»

Una frase che ai più sarà sembrata priva di modestia, una frase che dopo lo show di ieri si riscopre premonitrice e colma di determinazione.
Cesare Cremonini si prende la “Cattedrale del calcio”, San Siro di Milano, con oltre cinquantacinquemila persone che urlano il suo nome e cantano le sue canzoni per due ore e mezza.

Le tre anime dell’artista bolognese, il performer, l’artista e l’uomo si uniscono dando vita ad uno spettacolo di altissimo livello.

La prima anima ad essere proposta è quella del “performer”, giacca di paillettes e apparizione su una pedana mobile che volteggia intorno al palco, mentre dal cielo piovono coriandoli sul pubblico, sulle note di La ragazza del futuro, l’ultimo successo.
Una scaletta che accontenta praticamente tutti, brani del nuovo album si alternano ai vecchi successi, ci sono anche i Lunapop, con ben tre canzoni: 50 special che fa esplodere lo stadio, salti e nostalgia anni Novanta, Qualcosa di grande e Un giorno migliore.
L’impressione è quella che, dopo vent’anni, Cesare abbia fatto pace con un passato ingombrante.

Arriva poi il momento delle ballate Poetica e Nessuno vuole essere Robin, i nuovi pezzi e i caposaldi del suo repertorio, come Padre madre, brano che regala il primo coro di un San Siro gremito.

Il momento forse più emozionante coincide con il duetto virtuale tra Cesare e Lucio Dalla, l’indimenticato artista appare sul maxi schermo centrale, e canta grazie alla voce estrapolata direttamente dal master di Stella di mare: «Non chiamatelo omaggio, il mio è un duetto grazie al quale porto Lucio dove meritava», aveva detto Cesare.

«Avevo 25 anni. Molti mi dicevano che avrei dovuto darmi a un certo tipo di cantautorato. Roberto De Luca, di Live Nation, mi ha detto che potevo diventare un grande performer. Avevo davanti a me una scelta – teatri o stadi – e mi si presentò durante una cena. Quella notte non ho dormito»
Un’intuizione avuta qualche anno fa che oggi, come non mai, si tramuta in certezza.

Accanto al cantautore hanno suonato Nicola ‘Ballo’ Balestri (basso), Gary Novak (batteria), Bruno Zucchetti (tastiere), Alessandro De Crescenzo alle chitarre e Davide Rossi al violino. Dietro al mixer, invece, c’era Antony King, già fonico dei Depeche Mode.

F.G.