Ermal Meta si racconta prima del Festival: “Per la prima volta a Sanremo con una ballata”
Ermal Meta torna al Festival di Sanremo con Un milione di cose da dirti e nell’incontro stampa ha raccontato di cosa parla il brano: “L’ho scritta tre anni fa, stavo attraversando un periodo particolare, era da poco iniziata la carriera da solista e la mia vita era piena di piccole e grandi scosse d’assestamento. Avevo un blocco emotivo e interiore e l’unica cosa che potevo fare era quella di scrivere una canzone per liberarmi. La definisco una canzone d’amore verticale che parte dal basso e cerca di salire, una semiretta che non sai dove va a finire. Dal punto di vista concettuale mi sono basato su Anna e Marco che nel finale sono andati via insieme ma dove sono andati? Questo non lo sapremo mai ma hanno potuto almeno sognare. Mi piace l’idea di un finale aperto. Non ho mai portato una ballata a Sanremo e volevo farlo”
La canzone presentata al Festival fa parte del nuovo album Tribù umana, nato immaginandosi pubblico in platea: “Ho una voglia immensa di portarlo dal vivo, mi sono messo nei panni dei miei fan e ritengo che siano brani potenzialmente cantabili a squarciagola. C’è molta ricerca nei suoni, una commistione di cose diverse. Il titolo mi è venuto in mente una volta che ho finito ascolto tutte canzoni. Da sempre l’uomo tende a stare insieme, una tribù la definisco l’anima che unisce persone che vivono in uno stesso ambiente”.
Nella serata delle cover canterà Caruso di Lucio Dalla, scelta perché una sfida ardua che vuole affrontare: “Ho scelto Caruso, la canzone che tutti mi hanno sconsigliato di fare, perché cerco sempre di andare controcorrente, preferisco misurarmi con i miei limiti. Magari sbaglierò però ci voglio provare. Mi sono messo al piano e ho registrato la cover, l’ho mandata a Diego Calvetti e ho chiesto a lui un arrangiamento degno della grandezza del pezzo. Li ho suggerito di farla con dei mandolini perché rappresentano la napoletanità. Preferisco la serata delle cover a quella dei duetti perché sono canzoni conosciute da tutti, il pubblico si concentra sull’interpretazione. Se ci fosse stata obbligatoria la serata con ospite probabilmente avrei voluto Bersani o Zampaglione”.