Il fenomeno Pinguini Tattici Nucleari: Successo e passione a San Siro

La storia dei Pinguini Tattici Nucleari sembra davvero una fiaba con un finale felice. Dopo aver iniziato la loro avventura nei piccoli locali nel 2010, il gruppo ha finalmente realizzato il loro grande sogno di esibirsi allo Stadio San Siro di Milano per due spettacoli sold out. Un traguardo straordinario che ha coinvolto un pubblico di 120.000 persone. Il loro tour ha attraversato 11 stadi (con 60.000 fan già presenti alla prima tappa a Mestre), con sei concerti completamente esauriti, e culminerà il 9 settembre alla RCF Arena di Reggio Emilia (Campovolo). Fino ad ora, sono stati venduti più di mezzo milione di biglietti.

Lo spettacolo, con una scaletta di 25 brani, ha una durata di due ore e un quarto. È un grande momento di festa collettiva che coinvolge fan di tutte le età, dai bambini ai cinquantenni, accompagnandoli in un viaggio attraverso la storia del gruppo. Oltre alla musica, offrono un’esperienza multisensoriale con spettacolari effetti visivi, fuochi d’artificio, giochi di luce e persino sessioni di tatuaggi dal vivo. Durante lo show, i fan hanno l’opportunità di salire sul palco e ricevere un disegno temporaneo da un tatuatore professionista, che potranno rendere permanente in seguito. Inoltre, vengono condivisi racconti del passato, speranze per il futuro, aneddoti e momenti di interazione con i fan. Durante il concerto, ad esempio, emergono storie di fan che hanno vissuto avventure straordinarie, come la perdita di una targa dell’auto o la passione per il Giappone o i Beatles. Lo spettacolo si situa a metà tra un concerto e un’opera teatrale, offrendo una combinazione vincente di musica e intrattenimento.

“Sentiamo di essere come dei nani sulle spalle dei giganti”, raccontano Riccardo, Elio, Nicola, Simone, Matteo e Lorenzo, alla vigilia del loro primo concerto a Milano. Quando pensiamo a tutti coloro che si sono esibiti in questo luogo prima di noi, ci avviciniamo a San Siro come umili visitatori. Il nostro obiettivo non è essere esclusivi, ma inclusivi. Il nostro spettacolo è per tutti, senza alcuna distinzione di sesso, razza o genere. Abbiamo voluto raccontare la storia di ciascun membro della band e sottolineare l’importanza dell’unità e della fratellanza. Secondo noi, il concetto di una band è diverso rispetto a qualche anno fa, quando c’era un unico frontman. Le band con un frontman stanno scomparendo, nel futuro ognuno avrà il suo ruolo ben definito. Non è una scelta facile perché essere una band di sei membri significa guadagnare meno, ma crediamo nell’importanza di evitare l’idolatria e puntare sull’unità. Ci sentiamo bene sul palco e c’è un forte legame emotivo con il pubblico”.

Lo spettacolo si apre con “Zen” e si conclude con “Pastello bianco” e “Fuori dall’Hype”. “Zen” si collega al tema dell’ultimo album “Fake News” (doppio disco di platino) con titoli falsi che appaiono sul grande schermo, incluso un falso annuncio di scioglimento della band. Il concept si basa sul concetto di equilibrio tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra il bene e il male, tra la fama e la serenità. Durante la transizione musicale da “Bergamo” a “Hikikomori”, i telefoni cellulari si accendono per creare un’atmosfera di luci scintillanti. Tra i vari momenti di conversazione, vengono affrontati anche temi più profondi. La canzone “Irene” affronta la precarietà e l’incertezza del lavoro come musicisti freelance. “Freddie” racconta una tormentata storia d’amore omosessuale, un messaggio di sostegno all’amore libero in tempi difficili. “Pastello bianco” rappresenta il finale “ufficiale” dello spettacolo ed è uno dei momenti più emozionanti in cui la band si mostra senza filtri. Dopo di essa, viene eseguita una versione strumentale di “Fuori dall’Hype” seguita dai cori del pubblico e dall’unione della band nel grande coro di tutti i fan. È un ulteriore omaggio a coloro che li hanno sostenuti e seguiti fino a San Siro.

“Il segreto del nostro successo?” concludono i Pinguini Tattici Nucleari, “Non ci appartiene l’arroganza. Abbiamo avuto la grande fortuna di avere un aspetto ‘normale’ e provenire da Bergamo. Alcuni di noi hanno svolto altri lavori prima di intraprendere questa avventura musicale, come barista o commesso in un museo. Fin dall’inizio, abbiamo lavorato duramente suonando nei piccoli locali, proponendo cover e facendo esperienza sul campo. Non abbiamo mai cercato di essere coerenti, non ci piace quella parola; viviamo e creiamo in modo incoerente.”