Frequenza Italiana incontra NYV

Abbiamo raggiunto telefonicamente Nyv, la bravissima cantautrice eliminata durante la semifinale della diciannovesima edizione di Amici.
Nyv ha 23 anni, è nata in Lussemburgo ed è bilingue: scrive in italiano e francese.
Suona il pianoforte, la chitarra, la batteria, la tromba e le percussioni. Insomma, una musicista a tutto tondo.
Oltre a scrivere e comporre i testi, si occupa personalmente della produzione dei suoi brani.
Insieme a Gaia Gozzi, Nyv è tra i primi concorrenti a entrare ad Amici. Nella scuola si distingue sia per le sue doti artistiche sia per il suo comportamento “low profile” mai fuori dalle righe.

Ciao Nyv e benvenuta su FrequenzaItaliana. 
Direi di partire dal principio, da dove nasce la tua passione per il mondo della musica?

Ho iniziato ad apprezzare nel mondo della musica che ero davvero piccina, verso i 6/7 anni grazie ad un regalo di mia mamma, una tastiera a per bambini. E proprio con quella ho iniziato a scrivere le prime canzoncine, all’epoca solo per pianoforte. Le memorizzavo già tutte e cercavo di suonare ad orecchio tutte le canzoni che sentivo nelle pubblicità fino al periodo delle medie. Momento in cui mi sono imbattuta nelle prime “botte” emotive che solo l’adolescenza è capace di donare. Ho cercato di tirare fuori tutti i miei sentimenti e le emozioni riguardanti tutto ciò che mi circondava e di inserirle all’interno delle mie canzoni.

Di cosa parlava il primo brano che hai scritto?

La mia prima canzone parlava della classica prima cotta. Devo ammettere che era abbastanza imbarazzante ma me la ricordo e la porterò sempre dentro. Tutt’ora mi capita di suonarla per gioco. Chissà, prima o poi cambierò tutte le parole, potrebbe funzionare!

Suoni vari strumenti come il pianoforte, la chitarra, l’ukulele e il basso. Qual è lo strumento che ti dá più soddisfazione, come hai imparato?

Forse un po’ per la mia testardaggine, forse un po’ perché costoso, non ho mai voluto andare a lezione per imparare. Il primo strumento al quale mi sono avvicinata è stato il pianoforte e dato che riuscivo a suonare ad orecchio tutte le melodie che ascoltavo, non ho mai trovato difficoltà insormontabili a fare lo stesso con gli altri strumenti. Non ho mai studiato, ma dato il mio particolare feeling con lo strumento, mi piace andare a ricercare gli accordi ad orecchio e ho quindi trovato, da sola, come suonare gli strumenti.

Tu sei una cantante, cantautrice e componi anche la melodia dei tuoi brani. Al momento della nascita di un nuovo brano dove trovi delle difficoltà ?

Sotto questo punto di vista devo ammettere che fino ad ora sono sempre stata fortunata. Mi spiego meglio, quando improvviso con uno strumento in mano improvviso anche vocalmente. Parto con una melodia, inizio a canticchiare e riesco a vedere chiaramente quello di cui vorrei parlare. Anche perché quello che sto cercando di tirare fuori, musicalmente, è un momento intimo e in pura libertà. Cerco sempre di parlare delle emozioni che vivo in quell’esatto momento. Se è un periodo particolare, se sto male o sono particolarmente gioiosa in automatico mi escono parole che descrivono la mia condizione attuale. In cuor mio, in poche parole, so benissimo di cosa parlerà la canzone. Non ho mai trovato difficoltà nel concluderla, semmai, come è stato per “Per favore”, una canzone che è rimasta ferma per due anni dopo aver scritto la prima strofa e il ritornello perché la situazione che stavo vivendo (la relazione) non stava proseguendo ma si era bloccata e dato che mi piace raccontare attraverso le mie canzoni il mio vissuto, non potevo proseguire anche nel completamento del brano. Se da una parte può essere particolarmente facile, dall’altra parte può essere una condanna. Se le situazioni si bloccano non voglio inventare un finale solo perché il brano deve essere finito. Non riesco a scrivere cose che non vivo.

Nel 2018 ti aggiudichi il terzo posto a Sanremo giovani con il brano “Io ti penso”, come hai vissuto questa esperienza? Qual è il messaggio di questo brano?

“Io ti penso” è una canzone nata come sfogo ed è stato bello vedere come una canzone di 6 minuti senza avere un vero e proprio ritornello, diventare la canzone che è grazie ad Alessandra Flora. Lei è un’autrice pazzesca e grazie alla sensibilità che la contraddistingue, mi ha aiutata ad dare una forma a questo mio sfogo.
Proprio perché si tratta di uno sfogo che mi tocca particolarmente, ho sempre preferito tenerla privata.

Per quanto riguarda il percorso a Sanremo giovani devo ammettere che è stato bellissimo.  In quell’anno davano la possibilità di fare un tour mondiale, al quale ho partecipato. È un’esperienza che mi porterò dietro tutta la vita, a prescindere dalla possibilità di porter calcare il parco Ariston aggiudicandosi il primo posto a Sanremo giovani, per me è stato un enorme regalo. È stata la prima edizione in cui era possibile fare un tour ed è stato magico. Mi piacerebbe poter tornare indietro per rivivere ancora quelle emozioni.
Per il tour siamo stati a Tunisi, Sydney, Tokyo, Buenos Aires, Toronto, San Pietroburgo, Barcellona e Bruxelles. È stato un viaggio molto intenso, in tre settimane siamo stati su 13 aerei e permanevamo in ogni tappa per 3-4 giorni. Di queste città abbiamo visto davvero poco, forse è stato proprio il sapore di stare così tante ore in viaggio, arrivare in un posto nuovo, entrare in contatto con persone che non parlano la tua lingua ed essere ascoltati perché stai facendo musica. Al di là del testo e delle cose che stai dicendo, le persone erano prese dalla nostra voglia di fare musica e si creava un’energia bellissima.

Finalmente entri a far parte della scuola di Amici, cosa ti ha lasciato quest’esperienza? Ti ha insegnato qualcosa?

Io mi vedo molto cresciuta dopo il percorso nella scuola di Amici, soprattutto dal punto d vista umano. Sono sempre stata una persona introversa abituata a tener più nascoste le proprie emozioni. Ad Amici, questo non era possibile, quando sei così tanto esposto ci sono dei momenti in cui ci si ritrova a dover affrontare situazioni più complesse poiché mai vissute prima e quindi sono veramente orgogliosa di essere stata capace d tirare fuori le mie fragilità senza nascondermi senza doverle spiegare. Questo per me è stato sempre difficile e grazie ad Amici sono riuscita a superare questo mio limite.
Se prima era un mio punto debole ora è la mia caratteristica.

Più che nei confronti degli altri, la vera gara è stata contro me stessa. Oltretutto non sono mai riuscita ad entrare nell’ottica di “gara”, quando ci sta di mezzo la musica per me può esserci solo condivisione dove ognuno porta la propria musica e ci sta che ci sia qualcuno che rispetto ad altri sta maggiormente al centro dell’attenzione, perché credo che sia il suo momento.

Sei stata la prima ad ottenere la maglia verde e quindi la prima ad accedere al serale, te lo saresti mai aspettata?

Quel giorno stavo proprio capendo niente anche perché tutti i ragazzi continuavano a dire il mio nome e il campanellino continuava a suonare, Maria che mi parlava ed io che non capivo assolutamente nulla. Ho cantato tre canzoni di fila, davanti al pubblico e con tutta quell’energia che si era creata avevo il cuore a mille, è stato bellissimo.

Guardando indietro, c’è qualcosa che non faresti o che faresti in più ?

Sicuramente suonerei molto di più. Forse ho preso troppo questa esperienza come gara contro me stessa. Mi è stato detto più volte di cantare senza strumento per comunicare maggiormente anche alle persone a casa e col senno di poi, mi sono resa conto che la mia persona senza strumento fa più fatica. In realtà mi sono sempre accompagnata con lo strumento e senza il mio “compagno” mi sento troppo nuda. Credo che non fossi ancora pronta.
Una cosa che cambierei se potessi tornare indietro, visto tutti i commenti delle persone che mi stanno scrivendo, vorrei dare loro la possibilità di conoscermi di più. Mi rendo conto che nei miei confronti ci sia tanta tenerezza da parte loro, sarebbe stato meglio, come segno di gratitudine, aprirmi un po’ di più.

Vi siete esibiti in un palco con una platea vuota, cantando solamente per il pubblico da casa, cosa significa questo per un’artista come te?

È stato veramente tosto perché quando fai musica e riesci a condividerla è uno dei momenti più belli. Dopo aver fatto tutta la prima parte del percorso con il pubblico, anche se avevi perso la sfida o non era andata come avresti voluto, il pubblico ha sempre avuto la capacità di riempirti. Quello che abbiamo provato noi dopo la prima puntata del serale è stata una sensazione di vuoto era come se non ci stessimo realmente esibendo. Mi sono resa conto che sono proprio le persone che ascoltano la tua musica ad essere la componente più importante durante la tua condivisione. È stato tosto fino al momento in cui abbiamo avuto la possibilità di chiacchierare con Maria, ci ha incoraggiati affermando che fosse proprio quello il momento in cui avremmo avuto la possibilità di compiere un qualcosa di più grande, rispetto a quello che ci avevano chiesto in passato: trasmettere energia positiva per arrivare alle persone a casa.
Non è stato semplice ma questo discorso ci ha dato parecchia carica, ci ha dato forza. Quando sai che devi dare qualcosa di bello a qualcuno, a prescindere dal contesto, automaticamente ti carichi, sai che è giusto e stai anche bene con te stesso.

Alla semifinale hanno mostrato un video in cui tu hai detto che non avresti dovuto meritare la maglietta della finale, perché a differenza degli altri semifinalisti non sei riuscita raccontarti, Maria poi ti ha parlato e ha cercato di rasserenarti spendendo delle belle parole, in qualche modo ti ha aiutata a sconfiggere questo tuo demone?

Quando sono uscita, devo ammettere, che ho pianto parecchio, un po’ perché sai che tutti i momenti vissuti con gli altri ragazzi non torneranno, dispiace sapere che quel qualcosa è giunto al suo termine.
Ho capito che a parecchie persone sono arrivata, ma per quanto riguarda l’aspetto della competizione sono d’accordo con quello che ho detto. Se penso a Giulia e a Gaia, hanno anche loro avuto dei momenti di “down” ma non sono mai andate via, cosa migliore da fare. In termini di rispetto per il percorso fatto, lo vedo giusto così, loro non hanno mai mollato nemmeno per un secondo e sono riuscite a superare tutto io, invece, sono stata più altalenante, probabilmente perché non ero del tutto pronta per affrontare certe cose. Questo percorso mi ha aiutato ad esserlo.

Hai vinto il premio Tim per essere stata l’artista ad aver avuto una crescita maggiore rispetto a molti altri, senza nulla togliere, e il premio Marlù per poter proseguire in quello che è il tuo sogno, te lo saresti mai aspettato ?

Assolutamente no, probabilmente si sará visto anche dalla mia espressione, ero convinta di uscire senza niente e invece sono stata sorpresa.

All’interno della casa tu hai legato parecchio con Giulia e vi siete anche trovate a gareggiare per l’ultima maglia, raccontaci un po’ di questa amicizia.

È un’amicizia partita ai casting, proprio all’inizio, in un modo o nell’altro ci eravamo ritrovate con me che suonavo l’ukulele e che facevo un po’ il beat-boxing e lei che improvvisava, è una situazione che mi ricordava parecchio il film “Camp rock”. Già dal principio è nata questa sintonia musicale inoltre continuavamo a stimolarci proponendoci a vicenda di fare un pezzo insieme. Da qui si sono create le basi fino a voler condividere la stanza in albergo e passare tutto il tempo in sala relax. Una stanzetta in cui stavamo tutti insieme dalla mattina alla sera, devo ammettere che un po’ di ansia c’era.
Convivere con persone che non conosco per me non è mai stato un problema anche se, essendo abituata a stare parecchio tempo sola, essere catapultata in una situazione tale è stato uno shock iniziale, mentre adesso devo dire che quasi quasi mi mancano.
Tornando al discorso dell’amicizia con Giulia, ci sono stati alcuni momenti di difficoltà, soprattutto nella casetta, quando si sentiva particolarmente giù di morale o sola, soprattutto quando è uscito Francesco, ha iniziato ad aprirsi tanto con me. Io le volevo già  bene da prima. In genere tendo ad avere un “radar” mi sono affezionata parecchio a lei, a Gaia, a Stefano, a Martin.

A Marzo è uscito il tuo primo album “Low profile”, contiene dieci pezzi inediti. Perché questo titolo.

“Low profile” sta per “basso profilo”, ho sempre seguito la mia passione per la musica ma mai nella mia vita avrei pensato di firmare un contratto discografico e dar vita ad un vero disco. Ho sempre cercato di mantenere la mia prima sensazione che è anche quella che mi ha sempre aiutato a scrivere tutti i miei pezzi. Vorrei cercare di rimanere a basso profilo, parlando perché lo sento, perché lo vivo dentro di me e cerco di portarlo fuori senza alcun tipo di presunzione.

Come nasce questo progetto?

Prima di diventare la track lista del disco, sono tutte canzoni che parlano di me o se non parlassero di me sarebbero comunque storie che ho vissuto da molto vicino. Quelle più importanti come “per favore”, “padre”, “blues d’alcool” sono canzoni che mi hanno segnata. Sono canzoni nate in momenti belli.
“Sincero” è stata la seconda canzone che chi scritto in tutta la mia vita (avrò avuto 14 anni) e tra tutte le canzoni che ho deciso di raggruppare nell’album passa un po’ di tempo fra l’una e l’altra.

Se dovessi consigliare ad una persona che ti vorrebbe ascoltare per la prima volta, quale canzone le consiglieresti di ascoltare?

Ahia, domanda tosta. Dipende, per consigliarti una canzone, dovrei conoscerti un minimo. In base a quello che mi racconti di te, ti consiglio l’ascolto di una piuttosto che di un’altra. Perché in ogni canzone sono io in modo molto esplicito.

Low profile rappresenta il tuo presente, ci sono altri progetti in vista?

Con questa situazione sto cercando di lavorare al meglio con il mio manager per quanto riguarda i progetti futuri. Al momento sto scrivendo già tante canzoni perché non vedo l’ora di fare live e suonare.

Un messaggio per chi leggerà la tua intervista?

Ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi stanno seguendo, chi mi stanno supportando e che mi stanno scrivendo dei messaggi bellissimi e auguro a chiunque di restare sereno che prima o poi questo momento difficile finirà.

Testo di Elisa Spano

«Sangue del mio sangue ma da sempre altrove
l’affetto non si compra resta un illusione»

Nyv